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10 novembre 2013 7 10 /11 /novembre /2013 11:53

"Andando ogni mattino al suo lavoro, Marcovaldo passava sotto il verde d'una piazza alberata, un quadrato di giardino pubblico ritagliato in mezzo a quattro vie.

Alzava l'occhio tra le fronde degli ippocastani, dov'erano più folte e solo lasciavano dardeggiare gialli raggi nell'ombra trasparente di linfa, ed ascoltava il chiasso dei passeri stonati ed invisibili sui rami.

A lui parevano usignoli; e si diceva: 'Oh, potessi destarmi una volta al cinguettare degli uccelli e non al suono della sveglia e allo strillo del neonato Paolino e all'inveire di mia moglie Domitilla!'

oppure: 'Oh, potessi dormire qui, solo in mezzo a questo fresco verde e non nella mia stanza bassa e calda; qui, nel silenzio, non nel russare e parlare nel sonno di tutta la famiglia e correre di tram giù nella strada; qui nel buio naturale della notte, non in quello artificiale delle persiane chiuse, zebrato dal riverbero dei fanali; oh, potessi vedere foglie e cielo aprendo gli occhi!' 

Con questi pensieri tutti i giorni Marcovaldo incominciava le sue otto ore giornaliere - più gli straordinari - di manovale non qualificato."

 

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città è una raccolta di venti novelle scritte nel 1963 da Italo Calvino, scrittore italiano. Anche in una città grigia e anonima la natura è in grado di far sentire la propria presenza: questo Marcovaldo lo sa bene; sarà proprio questa sua consapevolezza a portarlo verso una serie di disavventure... 

 

Consigliato per tutti i gusti.

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20 marzo 2012 2 20 /03 /marzo /2012 19:28

"Una notte osservavo come al solito il cielo con il mio telescopio. Notai che da una galassia lontana cento milioni d'anni-luce sporgeva un cartello. C'era scritto TI HO VISTO. Feci rapidamente il calcolo: la luce della galassia aveva impiegato cento milioni d'anni a raggiungermi e siccome di lassù vedevano quello che succedeva qui con cento milioni d'anni di ritardo, il momento in cui mi avevano visto doveva risalire a duecento milioni d'anni fa.

[...]

E dopo due notti mi accorsi che anche su una galassia distante cento milioni d'anni e un giorno-luce avevano messo il cartello TI HO VISTO. Non c'era dubbio che anche loro si riferivano a quella volta là: ciò che io avevo sempre cercato di nascondere era stato scoperto non da un corpo celeste solamente ma anche da un altro, situato in tutt'altra zona dello spazio. E da altri ancora: nelle notti che seguirono continuai a vedere nuovi cartelli col TI HO VISTO. Calcolando gli anni-luce risultava che la volta che mi avevano visto era sempre quella. A ognuno dei TI HO VISTO rispondevo con cartelli improntati a sdegnosa indifferenza, come AH SI'? PIACERE oppure M'IMPORTA ASSAI, o anche a una strafottenza quasi provocatoria, come TANT PIS, oppure CUCU', SON IO!, ma sempre tenendomi sulle mie."

 

Le cosmicomiche è una raccolta di racconti scritti nel 1963 da Italo Calvino,  giornalista e scrittore italiano. I racconti sono presentati sotto forma di  esilaranti monologhi che prendono spunto da alcune teorie scientifiche, come la nascita della vita sulla Terra o la teoria del Big Bang.

 

 Consigliato per tutti i gusti.

 

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28 gennaio 2012 6 28 /01 /gennaio /2012 16:21

" Mio zio, contrariato d'aver destato in noi tale impressione, avanzò la punta della stampella sul terreno e con un movimento a compasso si spinse verso l'entrata del castello. Ma sui gradini del portone s'erano seduti a gambe incrociate i portatori della lettiga, tipacci mezzi nudi, con gli orecchini d'oro e il cranio raso su cui crescevano creste o code di capelli. Si rizzarono, e uno con la treccia, che sembrava il loro capo, disse: - Noi aspettiamo il compenso, señor.

- Quanto? - chiese Medardo, e si sarebbe detto che ridesse.

L'uomo con la treccia disse: - Voi sapete qual è il prezzo per il trasporto di un uomo in lettiga...

Mio zio si sfilò una borsa dalla cintola e la gettò tintinnante ai piedi del portatore. Costui la soppesò appena, ed esclamò: - Ma questo è molto meno della somma pattuita, señor!

Medardo, mentre il vento gli sollevava il lembo del mantello, disse: - La metà."

 

Il visconte dimezzato è un romanzo scritto nel 1952 da Italo Calvino, scrittore italiano. La trama è incentrata sulle vicende del visconte Medardo di Terralba, spaccato letteralmente a metà da una palla di cannone. Curiosamente, entrambe le metà del visconte, sia la buona e caritatevole sia la malvagia e sadica, sopravviveranno all'orribile ferita, portando scompiglio e stupore a Terralba.

 

Consigliato per tutti i gusti e per tutte le età.

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12 novembre 2011 6 12 /11 /novembre /2011 21:48

" Trovai quindi naturale che il primo pensiero di Cosimo, a quell'ingiusto accanirsi contro di lui, fosse stato d'arrampicarsi sull'elce, albero a noi familiare, e che protendendo i rami all'altezza delle finestre della sala, imponeva il suo contegno sdegnoso e offeso alla vista di tutta la famiglia. 'Vorsicht! Vorsicht! Ora casca, poverino!', esclamò piena d'ansia nostra madre, che ci avrebbe visto volentieri alla carica sotto le cannonate, ma intanto stava in pena per ogni nostro gioco. Cosimo salì fino alla forcella d'un grosso ramo dove poteva stare comodo, e si sedette lì, a gambe penzoloni, a braccia incrociate con le mani sotto le ascelle, la testa insaccata nelle spalle, il tricorno calato sulla fronte. Nostro padre si sporse sul davanzale. 'Quando sarai stanco di star lì cambierai idea!', gli gridò. 'Non cambierò mai idea', fece mio fratello dal ramo. 'Ti farò vedere io, appena scendi!' 'E io non scenderò più!' E mantenne la parola."

 

Il barone rampante è un romanzo scritto nel 1957 da Italo Calvino, scrittore italiano. La trama segue le vicende del giovane barone Cosimo Piovasco di Rondò che, dopo un litigio con il padre, decide di passare il resto della sua vita sugli alberi, senza mai toccare terra. Questa scelta, nata dal rifiuto di mangiare un piatto di lumache, cambierà radicalmente la vita di Cosimo: agile come un animale selvatico, saprà costruirsi una propria morale e coerenza. Con leggerezza e ironia, Il barone rampante dimostra come sia facile scegliere uno stile di vita e come sia difficile rispettarlo, perennemente "sospesi" a mezz'aria fra le incertezze dell'esistenza, proprio come Cosimo. 

 

Consigliato per tutti i gusti e per tutte le età.

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9 novembre 2011 3 09 /11 /novembre /2011 21:32

 " 'Sotto coi brètoni, paladino', diceva Carlo, e toc-toc, toc-toc, se ne arrivava a un altro capo di squadrone. 'Ecchisietevòi, paladino di Francia?', riattaccava. 'Ulivieri di Vienna, sire!', scandivano le labbra appena la griglia dell'elmo s'era sollevata. E lì: 'Tremila cavalieri scelti, settemila la truppa, venti macchine da assedio. Vincitore del pagano Fierabraccia, per grazia di Dio e gloria di Carlo re dei Franchi!' 'Ben fatto, bravo il viennese', diceva Carlomagno, e agli ufficiali di seguito: 'Magrolini quei cavalli, aumentategli la biada'. E andava avanti: 'Ecchisietevòi, paladino di Francia?', ripeteva, sempre con la stessa cadenza: 'Tàtta-tatatài-tàta-tàta-tatàta...' [...]

'Ecchisietetevòi, con quello stemma che conosco?' Conosceva tutti dall'arma che portavano sullo scudo, senza bisogno che dicessero niente, ma così era l'usanza che fossero loro a palesare il nome e il viso. Forse perché altrementi qualcuno, avendo di meglio da fare che prender parte alla rivista, avrebbe potuto mandar lì la sua armatura con un altro dentro. 'Alardo di Dordona, del duca Amone...' 'In gamba Alardo, cosa dice il papà', e così via. 'Tàtta-tatatài-tàta-tàta-tatàta...' [...] 'Dico a voi, ehi, paladino!', insistè Carlomagno. 'Com'è che non mostrate la faccia al vostro re?' La voce uscì netta dal barbazzale. 'Perché io non esisto, sire'."

 

Il cavaliere inesistente è un romanzo scritto nel 1959 da Italo Calvino, scrittore italiano. Ambientata in un medioevo vago e indistinto, la trama narra le avventure del cavaliere Agilulfo, privo di corpo ma perennemente occupato dai suoi doveri di paladino, per quanto noiosi e inutili possano essere. Pur offrendo una lettura piacevole e in alcuni tratti esilarante, Il cavaliere inesistente offre numerosi spunti di riflessione sul concetto di esistenza, esplorando le diverse vie dello stare al mondo.

 

Consigliato per tutti i gusti e per tutte le età.

 

 

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8 novembre 2011 2 08 /11 /novembre /2011 20:34

" Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: 'No, non voglio vedere la televisione!' Alza la voce, se no non ti sentono: 'Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!' Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: 'Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!' O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.

Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull'amaca, se hai un'amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce. "

 

Se una notte d'inverno un viaggiatore è un romanzo scritto nel 1979 da Italo Calvino, scrittore italiano. Costituito da una cornice e da dieci incipit diversi, questo "romanzo sul piacere di leggere romanzi" ha come protagonista il lettore, costretto a interrompere la lettura del proprio libro appena acquistato per i per i più svariati motivi; Se una notte d'inverno un viaggiatore, considerato un esempio di lettratura postmoderna, è in grado di mettere in evidenza i meccanismi e l'nfinito potenziale della parola scritta.

 

Consigliato per tutti i gusti e per tutte le età.

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7 novembre 2011 1 07 /11 /novembre /2011 18:05

Le città e gli occhi.  3.

 

" Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie, chi va a Bauci non riesce a vederla ed è arrivato. I sottili trampoli che s'alzano dal suolo a gran distanza l'uno dall'altro e si perdono sopra le nubi sostengono la città. Ci si sale con scalette. A terra gli abitanti si mostrano di rado: hanno già tutto l'occorrente lassù e preferiscono non scendere. Nulla della città tocca il suolo tranne quelle lunghe gambe da fenicottero a cui si appoggia e, nelle giornate luminose, un'ombra traforata e angolosa che si disegna sul fogliame.

Tre ipotesi si dànno sugli abitanti di Bauci: che odino la Terra; che la rispettino al punto d'evitare ogni contatto; che la amino com'era prima di loro e con cannocchiali e telescopi puntati in giù non si stanchino di passarla in rassegna, foglia a foglia, sasso a sasso, formica per formica, contemplando affascinati la propria assenza."

 

Le città invisibili è un romanzo scritto nel 1972 da Italo Calvino, scrittore italiano. Il mercante Marco Polo, ospite alla corte di Kublai Khan, fornisce delle dettagliate descrizioni delle città incontrate durante i suoi viaggi: simili a mondi paralleli, le città dei racconti di Marco Polo sono spesso bizzarre e inusuali, appartenenti più al sogno che alla realtà.

 

Consigliato per tutti i gusti e per tutte le età.

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