" I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away."
Ho incontrato un viaggiatore, da una terra antica,
Mi ha detto: ‘Due immense gambe di pietra prive di busto
Si ergono nel deserto. Accanto a loro, sulla sabbia,
Mezzo sepolto,giace un volto in frantumi, il cui cipiglio,
E il labbro raggrinzito, e il ghigno del secco comando,
Dicono che il suo scultore colse quelle passioni
Che ancora sopravvivono, scavate su queste pietre senza vita,
Alla mano che se ne fece gioco e al cuore che la nutrì.
E sul piedistallo appaiono queste parole:
“Il mio nome è Ozymandias , Re dei Re:
Ammirate le mie opere,O Potenti , e disperate!”
Nulla accanto rimane. Intorno alla rovina
Di quel colossale rudere, senza confini e spoglie
Le sabbie piatte e solitarie si estendono all ’infinito.
Ozymandias è un sonetto scritto nel 1818 da Percy Bysshe Shelley, poeta inglese. Il sonetto contiene una importante riflessione sul potere del tempo, sulla fragilità degli uomini e dei loro imperi; dopo secoli trascorsi nelle sabbie del deserto, dell'impero di Ozymandias non rimane più alcuna traccia: l'iscrizione sul piedistallo rivela tutta la sua arroganza e l'eternità delle leggi naturali, capaci di prendersi gioco della vanità dell'essere umano.
Consigliato per tutti i gusti e per tutte le età.