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12 gennaio 2012 4 12 /01 /gennaio /2012 17:48

" Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. E' un modo che io ho di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che mi accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c'è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l'altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l'oceano."

 

Moby Dick è un romanzo scritto nel 1851 da Herman Melville, scrittore statunitense. Attraverso uno degli incipit più famosi della storia della letteratura il protagonista si presenta al lettore; fin dalle prime righe del romanzo è possibile intuire la personalità di Ismaele: ironico, allegro e riflessivo. Il suo desiderio di prendere la via del mare lo porterà a Nantucket, dove si imbarcherà sul Pequod.

 

Consigliato per tutti i gusti e per tutte le età.

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commenti

M
il delirio di onnipotenza dell'uomo...
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